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Ottobre mese del Benessere psicologico

Il mese di Ottobre è il mese dedicato al Benessere psicologico e per questo motivo, con un gruppo di colleghi, ci siamo attivati per proporvi una serie di iniziative volte a sviluppare, promuovere, consolidare il benessere della nostra psiche!
La prima la trovate nella locandina qui sotto, ma a breve ce ne saranno delle nuove! #staytuned #ottobremesedelbenesserepsicologico
#incontratestesso

locandina Catania con sito

Ringraziamenti!!

Maggio è terminato e con lui il mese di prevenzione! Adesso come ogni “fine” che si rispetti arriva il momento dei ringraziamenti!

E allora dico… grazie

Grazie a chi ci ha supportate dall’inizio alla fine di quest’avventura.

Grazie a chi ha telefonato in cerca di informazioni.

Grazie a tutti coloro i quali sono venuti a trovarci per regalarci le loro storie, le loro domande, la loro sofferenza, la loro forza. Perchè è questo che facciamo noi psicologi… Stiamo con le persone, le ascoltiamo, le confrontiamo, dialoghiamo, domandiamo, cercando di far luce sia sulle difficoltà, che soprattutto sulle risorse. Infatti, nei momenti difficili la prima cosa che dimentichiamo sono le cose belle che abbiamo, i nostri lati positivi, risorse che non sappiamo più di avere, ma che stanno lì in attesa di essere nuovamente investite di energia. Può essere allora importante che ci sia qualcuno a farci ricordare di loro.

Grazie anche a chi ha deciso di iniziare e poi continuare il percorso con noi. Andando oltre il primo colloquio, c’è stato chi ha scelto di intraprendere un percorso di consulenza, scegliendo di mettersi in gioco e di darci l’opportunità di accompagnarlo/a lungo il cammino.

locandina-maggio paint

Grazie alle colleghe subito disponibili ad iniziare con me questa esperienza e grazie in particolare alle colleghe di Alcamo (Simona e Valentina) che, con il prezioso aiuto di Angelo, hanno realizzato la nostra bellissima locandina. Catania, Palermo, Alcamo e Capo d’Orlando sono tanto distanti da loro, ad unirli siamo noi colleghe, che percorriamo lo stesso percorso di specializzazione in psicoterapia, in una scuola che ci dà tanto.

É vero, ci ritroviamo sempre a parlare di quanto sia importante andare dallo psicologo. Beh, oltre che la deformazione professionale, lo facciamo perchè amiamo il nostro lavoro, ci mettiamo passione e, vi garantisco, non c’è cosa più bella.

Per i ritardatari, quelli che leggendo quest’articolo hanno buttato gli occhi sul calendario e si sono improvvisamente accorti che Maggio è finito, chiamateci lo stesso, parlateci del mese di prevenzione e il primo colloquio sarà comunque gratuito!

Grazie!!

Manuela

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Il Primo colloquio: in cosa consiste?

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Maggio mese di prevenzione, primo colloquio gratuito… Ma in cosa consiste il primo colloquio con uno psicologo?

Innanzitutto, serve a conoscersi! La prima cosa, infatti, è porre le basi per costruire una buona alleanza terapeuta-paziente, mettendo al primo posto empatia, rispetto e cordialità.

Psicologo (1)Solo in un secondo momento si procede con l’esplorazione del motivo per cui il paziente ha richiesto la consulenza, se ha già esperienza di altri percorsi terapeutici e quali sono le sue aspettative. Cercando di mettere in luce quali sono le difficoltà presentate dalla persona e quali le sue risorse, si potrà stabilire se è il caso o meno di intraprendere un percorso di consulenza. Può anche capitare che lo psicologo si accorga che la situazione presentata non appartiene al suo campo di competenza e pertanto possa consigliare un altro specialista (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra, ecc.) cui la persona potrà rivolgersi.

Il terapeuta avrà il compito di mostrare il proprio modo di lavorare e anche quello di sfatare quelle idee che di solito la persona può portare in base alle sue precedenti esperienze. Il paziente, infatti, se non è mai stato da uno psicologo, può aspettarsi che questo si comporti come il suo medico di base (“io le dico i miei disturbi e lei mi curerà!”) o come un professore a scuola (“lei mi darà dei consigli e mi dirà come comportarmi”) o ancora come il confessore religioso (“le confesserò tutti i miei peccati!”) oppure come un mago (“mi leggerà la mente, saprà tutto di me e mi guarirà!”).

Importante è anche chiarire che il lavoro è condiviso: il paziente è attivo tanto quanto lo psicologo nella risoluzione delle sue difficoltà. Si parla, infatti, di responsabilità congiunta: questo presuppone che il terapeuta non può fare delle cose al paziente, né questi può aspettarsi che il primo farà tutto al posto suo. Lo psicologo aiuterà il paziente a trovare dentro sé stesso le risposte che cerca.

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Bibliografia: G. M. Gazda, “Lo sviluppo delle relazioni umane”, IFREP, Roma 

Stewart, Joines, “L’analisi Transazionale”, Garzanti, Milano

Segreto professionale, cos’è?

    A cosa ci si riferisce quando si parla di segreto professionale?
    Come viene tutelato l’utente e la sua privacy?

    Ogni Psicologo deve attenersi nel suo operato al Codice Deontologico Nazionale (http://www.psy.it/lo_psicologo/codice_deontologico.html – questo è il link al sito, ma in seguito avremo modo di approfondire l’argomento). Tale codice si occupa di regolamentare l’operato dei professionisti così da tutelare loro stessi e i loro utenti.

    Diversi degli articoli contenuti nel codice sono dedicati proprio alla regolamentazione del segreto professionale. In particolare, l’art. 11 recita così:

    “Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate, a meno che non ricorrano le ipotesi previste dagli articoli seguenti.”

    Questo è molto importante perchè garantisce a chi si reca dallo psicologo uno spazio speciale e protetto per raccontarsi.

    Certo ci sono delle eccezioni, che riguardano, ad esempio, quei casi in cui la sicurezza per la salute o la vita dell’utente o di persone a lui vicine sono messe a rischio. Si tratta, dunque, di eccezioni aventi sempre come obiettivo la tutela della persona.

    Per altri casi ancora, esiste anche l’obbligo di referto e di denuncia, ma anche in quel caso il professionista è tenuto a non dire più del necessario.

    In ogni caso, lo psicologo fa firmare all’utente un consenso informato in cui lo rende partecipe dei suoi diritti e doveri all’interno della relazione terapeutica.

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A cosa mi ispiro nella professione

L’approccio che utilizzo è quello dell’Analisi Transazionale, un approccio psicoterapico integrato di cui una delle peculiarità è la semplicità del linguaggio utilizzato, accessibile a tutti coloro che vi si accostano (operatori e non). 

Mi sembra importante esplicitare i punti base dell’AT, la filosofia fondante, che ora è anche la mia. Si tratta di idee sull’uomo, sulla vita e su quelli che sono gli obiettivi del cambiamento.

I tre pilastri filosofici dell’AT sono:

Ognuno è OK. Questo è l’assunto fondante della teoria AT. Significa che tutti noi siamo dotati di valore e dignità in quanto essere umani, quindi è un’accettazione all’essenza dell’individuo più che al suo comportamento. Posso non essere d’accordo con ciò che fai, ma accetterò sempre ciò che sei. Inoltre, pone terapeuta e paziente sullo stesso piano, l’uno non è superiore all’altro. Questo principio vale a prescindere da razza, religione, orientamento sessuale, ceto sociale, ecc. Io sono ok, tu sei ok.

Ognuno ha la capacità di pensare. Secondo questo principio ognuno di noi è responsabile delle proprie scelte di vita, in quanto, a meno di gravi deficit cognitivi, siamo tutti in grado di pensare.

Ognuno sceglie il proprio destino e queste decisioni possono essere cambiate. Secondo l’Analisi Transazionale siamo noi stessi i responsabili delle nostre emozioni e del nostro comportamento. Certo, gli altri, l’ambiente e le circostanze esterne possono esercitare una pressione su di noi, ma in ultimo siamo noi con una nostra decisione ad adeguarci a queste pressioni. Questo è molto importante, perchè ci apre la via del cambiamento. Infatti, essendo noi i responsabili delle nostre decisioni, abbiamo anche il potere di cambiarle. Come? Innanzitutto attraverso la comprensione profonda dei nostri schemi di comportamento, ma soprattutto attraverso la decisione attiva di cambiare questi schemi, così che questi cambiamenti possano rimanere nel tempo.

[cit. Stewart, Joines. “L’analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani”. Garzanti, Milano, 1990]
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