Quanto dura la Psicoterapia?

All’inizio di un percorso di terapia, di solito una delle prime domande che viene fatta al terapeuta è: “Quanto tempo durerà la mia terapia?”.

Il timore che si legge sotto traccia è quello di intraprendere un percorso che durerà anni e anni, da cui non sarà possibile/facile affrancarsi. Il paragone che mi viene in mente è la terapia come droga, un qualcosa che crea dipendenza, per cui se si inizia non si potrà più smettere. Naturalmente non è così.

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Tuttavia, è necessario fare chiarezza sulle diverse sfaccettature della questione.

È vero, infatti, che quando si parla di Psicoterapia non sempre è possibile definirne a priori la durata.

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Per Psicoterapia si intende l’attività rivolta alla “risoluzione dei sintomi, e delle loro cause, conseguenti a psicopatologia, disadattamento, sofferenza” (cit. Atti tipici della Professione dello Psicologo, Roma, Giugno 2015). 

Essendo così specifico e delicato l’oggetto del lavoro dello psicoterapeuta, penso sia chiaro come stabilire a priori quanto tempo si possa impiegare a portare la persona ad una condizione di maggiore benessere o di più consapevolezza non sia un’impresa fattibile, o meglio, mi viene da dire, onesta.

Questo è diverso dall’affermare che la terapia dovrà durare vita natural durante.

In che modo allora il paziente e il terapeuta sapranno quando il loro lavoro insieme è terminato? Secondo Berne, analista transazionale, la condizione ideale da raggiungere è l’autonomia. “L’autonomia si conquista quando si liberano o si recuperano tre capacità: consapevolezza, spontaneità e intimità” (Eric Berne, A che gioco giochiamo, cap. 16/17).

Percorsi di terapia in cui la durata viene decisa in sede di primo colloquio potrebbero essere quelli di terapia breve o di terapia mirata ad un obiettivo specifico. Si tratta di casistiche particolari, in cui conditio sine qua non è l’accordo fra terapeuta e clienteOrologio.feature

Infatti, in una terapia breve i due si accordano su un contratto terapeutico, necessario a definire un obiettivo realizzabile, chiaro e specifico. Solo in seguito, si potrà stabilire un numero di incontri (ad esempio tali da coprire l’arco temporale di 6 mesi circa), in cui si lavorerà congiuntamente per il raggiungimento dell’obiettivo.

Altra opzione quella della terapia mirata. Questa può essere articolata anche in un numero inferiore di incontri, in cui si cercherà di mettere a fuoco dei punti su cui si vuol fare chiarezza: ad esempio, la motivazione allo studio oppure la scelta di un percorso universitario o lavorativo, una consulenza sportiva, ecc.

In conclusione, vorrei ricordare qualcosa che, a mio avviso, è molto importante: in qualsiasi situazione ci si trovi (psicoterapia, terapia breve, mirata, ecc.) è sempre opportuno fermarsi a fare il punto della situazione e cambiare rotta se quella intrapresa non la si sente andar bene per sé. Così si potrà cambiare obiettivo, sceglierne uno più adatto oppure si potrà interrompere la terapia o, una volta interrotta, si potrà riprendere.

Le possibilità sono molteplici, da esplorare e valutare secondo le proprie necessità e desideri.